Archive for agosto, 2011

Ippolito Nievo: il poeta

mercoledì, agosto 31st, 2011

Ippolito Nievo comincia presto a comporre versi, appena diciassettenne, per il capodanno 1848 raccoglie in un fascicoletto, decorato con fregi e disegni, i primi componimenti e dedica tredici «Piccole poesie», al nonno Carlo Marin.

Nel tempo trascorso a Verona, dove tra il 1840 e il ’47 aveva frequentato il ginnasio di Sant’Anastasia, la vicinanza del nonno materno che viveva nella stessa città, i suoi racconti sulla caduta della Serenissima nel maggio del 1797, da lui vissuta come membro del Maggior Consiglio, avevano reso molto profondo il loro legame affettivo, tracciando un’impronta incancellabile nel giovane Ippolito.

Il ‘48 e il ’49 saranno anni decisivi per la storia dell’Italia, e proprio in quel periodo si formerà la sua vocazione di combattente.

Nell’estate del ’50, dopo un viaggio a Venezia con la famiglia, sull’album della cugina Elisa Plattis, di Padova, Nievo scrive una poesia sulla caduta di Venezia rimasta inedita fino al 19321. I versi, in cui esprime il dolore per la disfatta veneziana, se da un lato sembrano richiamare quelli molto noti del Fusinato, hanno tuttavia una propria e ben precisa connotazione nel denunciare lo sdegno per la leggerezza con cui la città ha ripreso i ritmi abituali.

Due anni dopo, nel 1852, a Mantova, in un libretto di nozze viene pubblicato il carme L’Umanità, inviato poi con diverso titolo, Il Crepuscolo, all’omonimo periodico milanese diretto da Carlo Tenca, che non lo pubblica ma comincia ad apprezzare il Nievo, apprezzamento che crescerà nel tempo.

Verso la fine del ’53, a ventidue anni, inizia la collaborazione con ‹‹L’Alchimista friulano››, settimanale udinese diretto da Camillo Giussani, con le uscite regolari delle sue poesie; la prima, sul numero del 6 novembre 1853, è Centomila poeti, cui seguono La Ledra, Bruto minimo all’Università e Pane e vino, e diverse altre ancora che vanno a formare il primo volume dei Versi. Nella primavera del ’54, è lo stesso editore del giornale, Vendrame, a pubblicare il volume che l’autore definisce ‹‹un mosaico che si unifica però bellamente nello scopo d’una restaurazione civile e morale››.2

Di queste prime composizioni, Nievo scrive all’amico Andrea Cassa, ‹‹La mia Musa sta molto sul positivo, ama i dettagli della vita pratica, e o trascura o sdegna i voli lirici o sentimentali dei poeti Pratajuoli: credo d’aver scelto la via se non più brillante almeno più utile››.3L’influenza del Giusti è ben presente.

Nel ’54, sempre su ‹‹L’Alchimista friulano››, esce a puntate il suo saggio Studii sulla poesia popolare e civile massimamente in Italia, ( e “civile” in quegli anni significava anche patriottico)4 che l’editore decide di pubblicare in opuscolo, in numero molto ristretto di copie; l’ultimo dei sei capitoli, dedicato alla letteratura straniera, prende il nome di Appendice.5 Già nei Versi del ’54, ” il suo ideale poetico si identificava nella musa di Giuseppe Giusti come quella più di ogni altra capace di assumere un linguaggio di immediata comunicazione, accessibile ad un pubblico larghissimo, linguaggio letterario e popolare insieme, e musa pronta a mettersi al servizio di una missione civile e della causa nazionale”.6Tematica che l’autore approfondisce, nel saggio citato, nell’arco della tradizione storica della letteratura italiana.

Nel 1855 esce il secondo volume dei Versi che accoglie le poesie pubblicate sull’‹‹L’Alchimista friulano››, con cadenza settimanale, dal luglio ’54, comprese quelle denominate Poesie d’un’anima – Brani del Giornale d’un poeta pubblicati da Ippolito Nievo. Della raccolta fanno parte anche altri componimenti apparsi sulla Strenna Friulana per capodanno e sulla strenna veronese I poveri.

Il primo volume, recensito da Carlo Tenca sul ‹‹Crepuscolo››, aveva ricevuto lodi ma anche critiche di cui Nievo tiene conto in questa seconda prova, sperimentando “…la via di una poesia più intima, che si avvicina ad un linguaggio letterariamente più alto con echi della lezione foscoliana e leopardiana”.7

Sempre nel ’55, Nievo riceve una proposta di collaborazione dal giornale milanese ‹‹Il Caffè›› di Vincenzo De Castro, al quale invia una serie di componimenti poetici, il primo si intitola La nebulosa, sotto il titolo unico di Lucciole, lo stessotitolo ha poi il volume che le raccoglie. Nell’opera, uscita come strenna per l’anno nuovo 1858, a Milano, entreranno le poesie pubblicate su ‹‹Il Caffè››, la silloge di versi Le nuvole d’oro – Note d’amore, scritta per nozze nel ’56, e i versi pubblicati su ‹‹La Ricamatrice››, ‹‹Quel che si vede e quel che non si vede›› e ‹‹Il Pungolo››.

Proprio sul settimanale veneziano ‹‹Quel che si vede e quel che non si vede››, il 2 novembre 1856, esce il primodi una serie di brevi componimenti poetici, raggruppati sotto la denominazione generale di Bozzetti Veneziani, a cui ne seguiranno solo altri sei per la chiusura del giornale, che riprese vita a Milano con altro titolo, ‹‹Il Pungolo››. La pubblicazione degli altri Bozzetti, una sessantina in tutto, proseguiranno per una buona metà sul ‹‹Il Pungolo›› e su ‹‹La Ricamatrice››, e “l’intera serie, rimaneggiata, prese posto nel ‹‹canzoniere›› delle Lucciole“.8

Scambiati inizialmente dalla critica come ‹‹collana della più corrente merce poetica in voga presso i giornali di allora››9, quasi cartoline turistiche – anche per via dei titoli che ricordano i monumenti famosi, i luoghi di ritrovo veneziani o le feste popolari – si sono rivelati ad un esame più attento ‹‹vere acqueforti colorate, dove spesso l’acido dell’incisione corrode pure la realtà ritratta››.10

E proprio i titoli, che servono a fuorviare la censura, permettono all’autore non solo di sfidare chi voleva imbavagliarlo ma sono anche una provocazione nei confronti del lettore, un invito a non fermarsi ai semplici versi ma a cercare il loro significato sottinteso: l’amore amaro per Venezia, il rifiuto ad accettare i vizi privati e la viltà del patriziato prono al dominatore e la rabbia mista al dolore per la squallida decadenza della città.

L’ultima opera in poesia del Nievo è Amori Garibaldini, quasi un diario, una cronaca poetica, una collana di pensieri sulla sua partecipazione alla campagna del 1859 tra i volontari dei Cacciatori delle Alpi. Versi scritti a caldo, appunti ‹tra un combattimento e un bivacco››, poi rivisti e riscritti a Fossato di Rodigo, dove si è stabilita anche la madre, nell’autunno del ’59. Un esempio di poesia che ‹‹muova dal reale››, e sulla quale sia possibile ‹‹calibrare le proprie istanze etico-sociali››11

Il volume esce nel giugno dell’anno dopo ‹‹con tanti orrori di stampa››, Nievo è in Sicilia con i Mille ma prima di partire ha dato incarico all’amico Cesare Cologna di seguire la stampa e la diffusione del suo testo.

Emblematica l’ultima poesia del volume, il titolo è: Sbarco in Sicilia. Il testo: 103 puntini e un punto di domanda finale.


1 Giovanni Botturi, La caduta di Venezia, in una lirica inedita di Ippolito Nievo, Prem. Stab. Cooperativo Tipografico, Fermo, 1932 – X

2 In Ippolito Nievo Le Confessioni d’un Italiano a cura di Simone Casini, Parma, Fondazione Pietro Bembo- Ugo Guanda Editore, 1999 – Cronologia

3 Ivi

4 In Ippolito Nievo, Studi sulla poesia popolare e civile, a cura di Marcella Gorra, Istituto Editoriale Veneto Friulano 1994

5 Ivi

6 In Narratori e prosatori del Romanticismo, di Sergio Romagnoli, Garzanti, 1968

7 Ivi

8 In Nievo fra noi, di Marcella Gorra, La Nuova Italia, Firenze, 1970

9 In Nievo fra noi, a cura di Marcella Gorra, La Nuova Italia editrice, Firenze, 1970

10 Ivi

11 In Ippolito Nievo, Amori garibaldini, a cura di Ermanno Paccagnini, De Ferrari, Genova, 2008

Ippolito Nievo: il giornalista

mercoledì, agosto 31st, 2011

Per oltre un secolo, gli scritti giornalistici di Ippolito Nievo hanno attratto poco l’attenzione dei critici e degli studiosi, quasi che i circa trecento interventi ( noti) su giornali e periodici, usciti tra il gennaio del 1853 e il febbraio del 1861, a Udine e a Milano, a Mantova o a Padova, come pure a Venezia, a Brescia e Firenze fossero una produzione di poco conto.

Eppure proprio i numeri testimoniano, l’intensità e la continuità delle collaborazioni giornalistiche di Nievo, le cui prime precoci e saltuarie esperienze sono ormai irreperibili.

Negli anni ’50 del secolo scorso, Folco Portinari1 curò una prima raccolta di articoli apparsi su «Il Pungolo» e «L’uomo di Pietra»– importanti giornali satirici milanesi – tra il 1857 e il 1860. Più recentemente, nel 1996, Ugo M. Olivieri2 ha pubblicato una silloge ampia e articolata di scritti giornalistici apparsi su testate diverse.

Manca ancora un’edizione completa di tutti gli articoli ma soprattutto si attende di conoscere «l’esatta consistenza della sua collaborazione»3. Impresa non facile perché, in qualche modo, è stato lo stesso Nievo, senza volere, a rendere le cose difficili, intervenendo spesso anche su giornali di breve vita diventati ormai introvabili, e contemporaneamente celandosi dietro pseudomini sempre diversi e usati poche volte. Vogliamo ricordarne qualcuno: Todero, Un Sabeo, Sssss e Quello dell’Altra Volta, solo per L’Uomo di Pietra, “…vere e proprie maschere d’autore attraverso cui Nievo conversa con un lettore ideale, individuato socialmente e ideologicamente.”

Nel suo insieme, la “collaborazione” è stata quanto mai varia e gli ha permesso di sperimentare forme diverse di scrittura – poesia e teatro, pezzi di costume e cronaca musicale, corrispondenze, novelle e saggi politici – che riprenderà poi nella stesura delle Confessioni, con struttura aperta a «quella contaminazione tra lingue sociali e lingue della rappresentazione artistica…» 4 Nievo si rende conto della necessità di confrontarsi con il mercato editoriale per comunicare con un pubblico nuovo, ma lo fa mantenendo una posizione di distanza e di personale autonomia, riluttante a “incasermarmi nella redazione di un giornale”.

L’inizio è da lettore, appena ventenne, scritti polemici in forma di lettere che invia al giornale bresciano «La Sferza», su cui era apparso un attacco violento contro gli studenti di Padova: « Io sono studente; e come tale ho la mia parte in tutto ciò che di bene e di male si dice degli studenti».5 Replica Nievo. Un vero impegno civile quello del giovane Ippolito che non accetta le parole di condanna del direttore del giornale, dettate solo da vecchi pregiudizi.

Nel periodo tra il 1853 e il ’54 pubblica con assiduità poesie, spesso d’intonazione satirica, su «L’Alchimista friulano» – settimanale di Udine di economia e agronomia, ritenendo, come il Giusti, che il poeta debba avere un’utilità sociale. Ma L’Alchimista è pure il giornale dei primi pezzi giornalistici, inizia con un necrologio cui seguiranno Studii sulla poesia popolare e civile massimamente in Italia e Un capitolo di storia, scritto che si pone tra narrazione e cronaca.

Dal 1855, pubblica versi anche su «Il Caffè» – Gazzettino di Lettere, Arti, Scienze, Industria, Teatri ed Annunzi – giornale che esce nella capitale Milano, ed estende in seguito la collaborazione anche a novelle, corrispondenze e cronache. È orgoglioso dell’esordio poetico e nelle lettere agli amici lo ricorda volentieri.

Sempre nel 1855 accetta l’invito a collaborare con il settimanale fiorentino «L’Arte» in qualità di critico musicale, come scrive all’amico Andrea Cassa.

Per il giornale agrario mantovano «La Lucciola»,pubblica, tra l’altro,la novella La nostra famiglia di campagna,a puntate, che in alcuni momenti della storia sembra riprendere il dibattito sulla questione contadina, presente sulle stesse colonne del giornale, e la recensione del volume, uscito anonimo, Storia d’Italia narrata alle Donne, di Carlo Tenca.

Ippolito è entusiasta dell’opera, un solo rimprovero muove all’autore – a cui riconosce la bontà dell’idea per educare ” il cuore e la mente” delle donne – di non aver dato nel racconto degli eventi storici abbastanza spazio proprio alle donne. Nel calibrare, come fa solitamente, il tono della recensione sul pubblico (femminile) cui è rivolta, Nievo arriva a fingersi donna lui stesso firmandosi con uno lo pseudonimo Quirina N.

Nel 1856, escono a puntate e su giornali diversi, alcune novelle rusticali quali Il Varmo su «L’Annotatore friulano» di Udine, L’Avvocatino e La viola di San Bastiano sul «Panorama universale » di Milano, Il milione del bifolco e Le maghe di Grado su «La Lucciola» di Mantova

Nel 1857 si trasferisce a Milano, probabilmente anche per i continui e intensi rapporti con il mondo giornalistico locale. Dall’anno seguente è collaboratore fisso di due importanti testate «Il Pungolo» e «L’uomo di Pietra», di quest’ultimo ne dà alla madre l’indirizzo per la corrispondenza.

La collaborazione con «L’Annotatore friulano» gli permette di continuare ad interessarsi alla questione contadina, la recensione intitolata Il Catechismo del mio fattore (novembre 1858che fa al Manuale di agronomia dell’amico Attilio Magri, è un’occasione per sottolineare che la miseria patita dai contadini era l’ostacolo principale a qualsiasi tentativo di educarli.

Pensiero ripreso e approfondito l’anno dopo nello scritto Rivoluzione politica e rivoluzione nazionale.

Stupisce la chiarezza e la profondità con cui il giovane Ippolito si accosta a queste problematiche dove si scontano i limiti del paternalismo della borghesia risorgimentale che riteneva di far precedere l’educazione e la predicazione alla consapevolezza economica dei problemi contadini.

Nella varietà delle collaborazioni, Nievo accetta anche di scrivere per le più diffuse ed eleganti riviste femminili di moda, ricamo e letteratura di proprietà dei Lampugnani che si pubblicano a Milano: «Le Ore casalinghe» e «La Ricamatrice», cui seguirà il «Corriere delle Dame». Inizialmente – e alla fine nel 1860, prima della spedizione in Sicilia – l’apporto è solo poetico, ma progressivamente diverrà più specificamente giornalistico, per meglio dire di divulgazione culturale. Scrive articoli su La Russia, Il poeta Bürger, Il mondo delle acque, e in traduzione da Victor Hugo, Victor Hugo e il Quarto libro delle sue Contemplazioni, solo per fare qualche esempio. Queste collaborazioni gli permettono di portare avanti una tematica che gli sta molto a cuore, l’emancipazione femminile, la necessità che le donne partecipino in prima persona nel rinnovamento di una società che si avvia a diventare nazione.

Fra le svariate altre collaborazioni di Ippolito Nievo, vorremmo infine ricordare – degli ultimi due anni della sua vita – i cinque articoli apparsi, tra gennaio e febbraio 1860, su «L’uomo di Pietra», in cui usa la scrittura pubblica, giornalistica, come strumento forte e aspro di lotta politica, e la pubblicazione del Giornale della spedizione di Sicilia, in supplemento straordinario, sul«Pungolo» del luglio 1860. A cui si aggiunge il Resoconto amministrativo della prima spedizione in Sicilia, per il quale chiede ospitalità a «La Perseveranza», diretto da Pacifico Valussi, a cui Nievo indirizza anche una lettera aperta, per rendere pubblico il rendiconto amministrativo dell’Intendenza garibaldina della gestione sua e di Acerbi.

«La Perseveranza», oltre ad essere il maggior organo di informazione disponibile, era il giornale che si era fatto promotore della sottoscrizione nazionale per la Sicilia, dando regolarmente conto dei versamenti al comitato milanese.


1I.Nievo, le Confessioni d’un Italiano. Scritti vari, a cura di F.Portinari, Milano, Mursia, 1967.

2 I.Nievo, Scritti giornalistici, a cura di U.M.Olivieri, Palermo, Sellerio, 1996

3 Ivi p.11

4 I.Nievo, Scritti giornalistici, a cura di U.M.Olivieri, Palermo, Sellerio, 1996

5 I.Nievo Corrispondenze della Sferza; ora in Scritti giornalistici cit., p.51

Ippolito Nievo: la vita e le opere

mercoledì, agosto 31st, 2011

1831 – Nasce a Padova il 30 novembre in contrada S.Eufemia, dal nobile Antonio, magistrato mantovano, e da Adele Marin, figlia del patrizio veneto Carlo e della contessa Ippolita di Colloredo, erede di un’ala del castello di Colloredo di Mont’Albano, denominata in seguito Ala Nievo. È qui che Ippolito, tra il 1857 e il 1858, scriverà, per buona parte, la sua opera più famosa: Le Confessioni di un Italiano.

1832-46 Infanzia e prima giovinezza, seguendo gli spostamenti paterni per gli incarichi in magistratura, a Soave, Verona, Udine, Mantova e Sabbioneta. A Soave, nel 1836, nasce il fratello Carlo.

1937 – 39 I Nievo si trasferiscono a Udine e soggiornano spesso a Colloredo, al castello. Nascono Elisa (1837) e l’ultimo fratello Alessandro (1839), che dal matrimonio con Anna Vivaldi darà origine all’attuale discendenza dei Nievo.

1841- Ippolito entra come convittore nel collegio del seminario di Verona e frequenta il ginnasio di Sant’Anastasia, in questo periodo si intensifica il legame con il nonno materno Carlo Marin, che in città ricopre l’incarico di Intendente di Finanza.

1847 – Dedica i primi componimenti poetici, tredici «Piccole poesie» al nonno Marin, modello per l’ottuagenario delle Confessioni. Frequenta il liceo a Mantova dove la famiglia risiede e diviene amico di Attilio Magri.

1848-49 – Fallisce a Mantova il tentativo di insurrezione contro gli austriaci, Nievo, entrato nella Guardia civica con l’amico Attilio, è costretto a lasciare la città e, sempre con Attilio, conclude gli studi a Cremona. Conosce e si innamora di Matilde Ferrari.

1849-50 – Volontario in Toscana, diventa amico di Andrea Cassa. Conseguita la licenza liceale, si iscrive alla facoltà di Diritto a Pavia, prosegue la relazione con Matilde con cui ha frequenti scambi di lettere ( circa settanta in nove mesi). Il padre viene trasferito d’ufficio a Udine, in seguito alla compromissione nei moti del ’48.

1851 – Si conclude l’idillio con Matilde, Ippolito porta a termine Antiafrodisiaco per l’amor platonico, breve romanzo scritto ” sotto l’impressione di avvenimenti spiacevoli e di rabbie puerili”, pubblicato nel 1956.

1852 – Si iscrive al terzo anno dei corsi di legge all’università di Padova. Compone carmi e liriche per le nozze di amici e conoscenti. Scrive il dramma l’Emanuele, pubblicato solo nel 1981 e stampa l’ode Il Crepuscolo. Riprende in mano l’Antiafrodisiaco a cui premette una nota che fa trapelare sentimenti diversi.

1853 – Escono su «La Sferza», giornale bresciano, due sue corrispondenze in difesa degli studenti di Padova. All’università, supera brillantemente quattro esami importanti.

1854 – Esce a Udine il primo volume dei Versi, raccolta di poesie pubblicate regolarmente su «L’Alchimista friulano», che l’autore dedica a Matilde Ferrari. Sempre su «L’Alchimista » esce a puntate il saggio Studii sulla poesia civile e popolare massimamente in Italia, subito stampato in volume.

Al Teatro de’ Concordi a Padova viene rappresentato il suo dramma in 5 atti Gli ultimi anni di Galileo Galilei.

1855 – Collabora con diversi giornali. Si conservano 300 articoli pubblicati su «L’Annotatore friulano» (Udine), «Strenna partenopea» (Napoli), «La Lucciola» (Mantova), «Il Caffè» (Milano), «L’uomo di pietra» (Milano), «Quel che si vede e quel che non si vede» (Venezia), firmati con vari pseudonimi, secondo l’uso del tempo: Todero, Un Sabeo, Sssss e Quello dell’Altra Volta, “…vere e proprie maschere d’autore attraverso cui Nievo conversa con un lettore ideale, individuato socialmente e ideologicamente”.

Pubblica il secondo volume dei Versi; su «La Lucciola» esce il racconto La nostra famiglia di campagna – Dipinture morali, e la recensione a Storia d’Italia narrata alle donne di Carlo Tenca, dove si firma con lo pseudonimo «Quirina N.»

Oltre al Conte pecorajo sta lavorando al nuovo romanzo Angelo di bontà. Si dedica anche alla stesura di un «libretto», rimasto incompiuto, probabilmente Consuelo, tratto dall’opera omonima di George Sand. A novembre si laurea a Padova.

1856 – A Milano, viene pubblicato il romanzo
Angelo di Bontà e su «L’Annotatore friulano» esce a puntate la novella Il Varmo, altra novella campagnuola che ha in mente di raccogliere in volume. Su «La Lucciola» pubblica Le maghe di Grado, a ricordo dei soggiorni estivi nella bella località marina. Il racconto L’Avvocatino, uscito su un giornale milanese, gli causa un processo per vilipendio alla Gendarmeria austriaca. Si difende brillantemente da solo. Prende consistenza l’amore per Bice Melzi d’Eril, moglie del cugino Carlo Gobio, con cui avrà, fino alla fine, un’intensa relazione epistolare che ci consegna un’appassionata collana di pensieri e riflessioni, su se stesso e sugli eventi a cui prende parte.

1857 – Sul giornale milanese «Pungolo», esce a puntate Le disgrazie del numero due, pubblicato in volume nel 1859 con il titolo Il barone di Nicastro. Scrive due tragedie: I Capuani e Spartaco. Pubblica sul femminile milanese «Le Ore casalinghe» La Sposa di Nino Saib, primo di una serie di racconti orientali. Per l’editore Vallardi, a Milano, esce Il conte pecorajo.

1857-58 – Quasi sempre al castello di Colloredo, scrive Le Confessioni di un Italiano. Il romanzo verrà pubblicato solo nel 1867, sei anni dopo la sua scomparsa – per l’affettuoso interessamento dell’amica Erminia Fuà Fusinato – dall’editore Felice Le Monnier che ne cambierà il titolo in Le Confessioni di un ottuagenario.

1859 – Scrive con impeto torrenziale poesie, racconti e saggi, tra cui il Frammento sulla Rivoluzione Nazionale, pubblicato postumo nel 1929. Su «La Ricamatrice» esce la traduzione di una ballata di Lemontov, e sei dei ventotto Canti popolari della Grecia moderna di Marino Vretos che ha tradotto. A maggio, si arruola tra i volontari dei Cacciatori delle Alpi di Garibaldi e partecipa alla seconda guerra d’Indipendenza. Ma l’armistizio di Villafranca è un duro colpo per lo scrittore. Congedatosi, verso la fine dell’anno è a Fossato di Rodigo con la madre e compone la maggior parte dei versi de Gli amori garibaldini, quasi un diario poetico della partecipazione alla guerra appena conclusa.

1860 – Il 5 maggio si imbarca a Genova con i Mille di Garibaldi, a Talamone l’8 riceve l’incarico di Vice Intendente, è imbarcato sul Piemonte; l’Intendente di Finanza Giovanni Acerbi, sul Lombardo con Garibaldi, gli consegna 14.000 lire delle 90.000 che sono la cassa della spedizione. L’11 sbarcano a Marsala, il 27 prendono Palermo. In una lettera a Bice scrive: “ Che miracolo! Ti giuro, Bice! Noi l’abbiamo veduto e ancora esitiamo quasi a crederci…noi soli, ottocento al più,… alla conquista d’una città contro venticinquemila uomini di truppa regolare”. I garibaldini diventano Esercito Nazionale di Sicilia e Nievo viene nominato Vice Intendente Generale delle Forze Nazionali in Sicilia, con il grado di capitano.
A Milano, per l’editore Agnelli, escono Gli amori garibaldini. Lo scrittore ha tenuto un diario di quei giorni: Il giornale della Spedizione, che invia a Carlo Gobio. Verso la fine di luglio sul giornale milanese «La Perseveranza» viene pubblicato il Resoconto amministrativo della prima spedizione in Sicilia, a firma dell’Intendente Generale Acerbi ma scritto da Nievo. A Torino è in atto una campagna che getta molte ombre sull’amministrazione garibaldina. A metà dicembre lascia Palermo.

1861 – Da gennaio a metà febbraio, si divide tra Fossato, Mantova e Napoli, dove, riceve l’ordine di partire per Palermo. Deve raccogliere tutti i documenti della contabilità e trasportarla a Torino. ll 4 marzo, Ippolito Nievo con i suoi uomini e tre casse di documenti si imbarca sul piroscafo Ercole diretto a Napoli. Non arriverà mai, l’imbarcazione fa naufragio al largo della penisola sorrentina all’alba del 5 marzo.

150° anniversario dell’Unità d’Italia e della scomparsa di Ippolito Nievo: eventi, attività nelle scuole e pubblicazioni

mercoledì, agosto 31st, 2011


In occasione della ricorrenza dei 150 anni della scomparsa di Ippolito Nievo, così strettamente collegata all’unificazione dell’Italia, in tutte le regioni si è voluto ricordare il suo importante apporto umano e letterario con varie manifestazioni che vanno dai convegni – in ambito italiano e internazionale – alle mostre, alle letture – a volte integrali – della sua opera più famosa Le Confessioni d’un Italiano, alle tantissime conferenze, ai dibattiti e agli eventi pubblici e organizzati dalle scuole, senza dimenticare gli spettacoli teatrali, le proiezione cinematografiche e i numerosi volumi scritti e pubblicati per l’occasione.

* Questa sezione è in costante aggiornamento *

Pubblicazioni

 

Mostra: “Io nacqui Veneziano … e morrò per la grazia di Dio Italiano”

 

Rassegna su trasmissioni RAI

 

Eventi all’estero

“IPPOLITO NIEVO, PATRIOTA E SCRITTORE” - 17 maggio 2011 – Università del Lussemburgo, Ambasciata d’Italia

“Fund rising for the restoration of Paolo Veneziano’s crucifix in Venice” – 1/3 aprile 2011 – Ambasciata d’Italia e Venetian Heritage

“Ippolito Nievo et le Risorgimento émancipateur (150e anniversaire de l’Unité d’Italie 1861-2011) – Colloque international historique et littéraire” - 25 giugno 2011 – Università di Nancy (Francia)

Rassegna Stampa (eventi)